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“La forza mentale distingue i campioni dai quasi campioni” (Rafael Nadal)

 

La capacità di visualizzare nelle persone di ogni età e in ogni sport non è sfruttata se non occasionalmente ed in maniera del tutto spontanea ed inconsapevole.

I giovani hanno una maggiore predisposizione ad utilizzare l’immaginazione rispetto agli adulti.

 

Ci si può visualizzare sia dall’esterno (come se ci vedessimo in un filmato) che dall’interno: la visualizzazione più efficace è quella in cui ci si vede dall’interno (rispecchia meglio la condizione reale).

 

La persona non ha bisogno di stimoli esterni per immaginare, ma una corretta visualizzazione può essere stimolata e rafforzata dalla visione di un altro individuo mentre compie il gesto motorio che si vuole migliorare, oppure si può procedere con l’ausilio di filmati videoregistrati.

 

L’immaginazione è multisensoriale, deve impegnare non soltanto il senso visivo, ma anche il senso uditivo, olfattivo, tattile e cinestetico; più riusciremo a rendere l’immagine completa e fedele alla realtà, maggiori saranno i risultati.

La letteratura scientifica dimostra che la visualizzazione incrementa le prestazioni.

 

L’immagine deve essere il più possibile vivida e non confusa o dai contorni poco chiari e definiti.

La persona deve essere in grado, dopo poche settimane, di controllare ciò che visualizza durante le sessioni pratiche: è importante riuscire a non distrarsi durante gli esercizi, o persino addormentarsi!

 

All’inizio del ciclo di Mental Training l’atleta dovrebbe esercitarsi in un ambiente tranquillo, privo di rumori che possano disturbare la sua concentrazione: poi sarà in grado di visualizzare le immagini che desidera anche pochi minuti prima della sua prestazione.

Come ho già accennato, rilassarsi e visualizzare non significa scivolare inconsapevolmente nel sonno: una sessione che termina in questo modo non è una sessione portata a compimento nel migliore dei modi.

 

Per ottenere dei buoni risultati il soggetto dovrà allenarsi mentalmente a visualizzare quotidianamente: bastano pochi minuti al giorno.

L’allenamento della visualizzazione può essere praticato anche quando gli atleti sono stanchi, quando sono infortunati o quando gli impianti e le attrezzature non sono momentaneamente accessibili.

I soggetti dovrebbero immaginare non soltanto la loro prestazione, ma anche il risultato della prestazione.

 

Può essere di aiuto, per perfezionare le abilità, usare un’immagine rallentata come se fosse una moviola, mentre non è consigliabile in nessun caso visualizzare una scena accelerata.

La visualizzazione deve essere sempre preceduta da una sessione di rilassamento.

 

Che cos’è la visualizzazione

 

La visualizzazione è qualcosa di specifico che la nostra mente è capace di produrre sia consapevolmente che in maniera inconsapevole o spontanea.

Quando vi capita di “sognare ad occhi aperti” il dopo di un avvenimento che vi ha visti vincitori, quando ricordate con vividezza e nei minimi particolari un gesto motorio appena compiuto avete appena utilizzato la vostra capacità mentale di visualizzare.

Visualizzare è molto di più che “immaginare”: significa che, oltre all’immagine di quello che siete riusciti a vedere con gli occhi della mente e con l’aiuto della memoria c’erano altre sensazioni che accompagnavano quella visione sino a farla divenire quasi reale.

Per comprendere meglio il processo della visualizzazione distinguiamola da:

la fantasticheria; a tutti noi capita di fantasticare su qualcosa, ma questo non è un processo finalizzato, non è diretto a nulla di concreto, non stiamo facendo un lavoro o parte integrante di una preparazione mentale, ci stiamo solo illudendo di essere in un altro posto o di essere un’altra persona SENZA SCOPO, forse solo allo scopo latente di fuggire per un attimo dalla realtà.

l’allucinazione; si tratta del disturbo più caratteristico della percezione, la percezione senza oggetto. In questa “falsa percezione” l’allucinazione comporta che il disturbo psicosensoriale è un fenomeno sensoriale, vale a dire che possiede tutti gli attributi della sensorialità e dell’obiettività e si produce senza gli stimoli che normalmente provocano la percezione. L’allucinazione è un disturbo psicopatologico che sfugge al controllo del soggetto e spesso fa parte di una serie di sintomi che conducono a gravi patologie quali la psicosi. Come esempio possiamo dire che il soggetto allucinato vede un ragno laddove non c’è nulla.

l’illusione; è una semplice falsificazione di un oggetto reale, a volte si tratta di una percezione erronea di qualità sensoriali (come nel caso delle illusioni ottiche), a volte di percezioni errate del significato delle figure percettive, per esempio vediamo l’ombra di un volto nella macchia di un muro. In questo caso l’oggetto c’è, ma viene percepito in maniera distorta.

La visualizzazione, contrariamente alla fantasticheria, all’allucinazione e all’illusione, è un processo che evoca e guida consciamente il “sognare ad occhi aperti”: ha un fine specifico, che nel caso degli atleti è quello di incrementare le loro prestazioni sportive attraverso delle visualizzazioni studiate apposta per questo e diverse tra loro a seconda dello sport praticato e dallo scopo dell’esercizio.

 

Aspetti teorici

 

L’impiego delle immagini mentali nel mental training è ricorrente: viene chiamata mental practice, mental rehearsal, mental imagery allenamento ideomotorio e così via (Gramaccioni, Robazza e Bortoli, 1994).

La visualizzazione risulta da molti studi particolarmente efficace se abbinata all’allenamento; essa infatti non sostituisce la pratica fisica, ma la completa diventando un valido supporto al lavoro dell’allenatore e dell’insegnante.

Le ipotesi più accreditate per spiegare il processo della visualizzazione sono: la teoria psiconeuromuscolare, la teoria dell’apprendimento simbolico e la teoria bioinformazionale.

 

 

La teoria psico-neuromuscolare

 

Secondo questa teoria i gesti eseguiti mentre immaginiamo producono un’attività neuromiografica inconsapevole registrabile attraverso uno strumento chiamato elettromiografo utilizzato per quantificare l’attività muscolare, ad esempio durante il procedimento del biofeedback; menzioniamo l’impiego di questo strumento anche nell’utilizzo della “macchina della verità”.

La teoria psico-neuromuscolare ipotizza che le sequenze di movimento immaginate attraverso il processo di visualizzazione producano sottilissime stimolazioni nervose ai muscoli coinvolti nell’attività a cui stiamo pensando e producano anche altre risposte (emotive, relative al sistema simpatico e parasimpatico) simili a quelle dell’esecuzione materiale.

Questi piccolissimi impulsi secondo alcuni autori (Harris e Robinson, 1986; Jowdy e Harris, 1990; Wehner, Vogt e Stadler, 1984; Zecker, 1982; Decety e Michel, 1989; Decety e Ingvar, 1990; Decety e Lindgren, 1991) faciliterebbero un processo di memorizzazione del movimento determinando un aggancio più che favorevole ai gesti motori e agli eventi futuri. Da queste ricerche emergerebbe il concetto che  compiere realmente il movimento o solo immaginarlo attivi gli stessi sentieri nervosi che veicolano il messaggio al sistema muscolare; le visualizzazioni solleciterebbero allora le vie nervose coinvolte nella trasmissione dell’impulso motorio.In questo modo comprendiamo come secondo questi autori la visualizzazione è considerata come una vera e propria simulazione del comportamento reale, con reali conseguenze sulla muscolatura.

 

 

La teoria dell’apprendimento simbolico

 

Secondo questa seconda teoria l’abilità di visualizzare serve a rafforzare gli aspetti simbolici e cognitivi del movimento più che a coinvolgere il sistema muscolare: le attività che si esplicano attraverso le funzioni cognitive (pensieri, ragionamenti, propositi…) trarrebbero maggiormente vantaggio della visualizzazione rispetto ad attività prevalentemente motorie, quindi questa teoria è in contrasto con la teoria psico-neuromotoria. Ciò che  verrebbe appreso nella ripetizione di compiti percettivo-motori, per esempio attraverso l’allenamento motorio, sono gli elementi cognitivi della performance.

La teoria mette in risalto fra le altre cose l’importanza della spinta motivazionale (poichè la motivazione nasce da processi cognitivi) del soggetto e alla sua influenza sui movimenti fisici. Sembrerebbe che il responsabile degli effetti positivi della visualizzazione sia il sistema nervoso centrale (che governa i processi cognitivi) piuttosto che i meccanismi nervosi periferici (Murphy e Jowdy, 1992; Minas, 1978, 1980; Ryan, Blackslee e Furst, 1986; Ryan e Simons, 1981, 1983; Wrisberg e Ragsdale, 1979; Kohl e Roenker, 1980).

 

La teoria bioinformazionale

 

La teoria bioinformazionale si basa sugli studi condotti da Lang e sostiene che le emozioni legate alle visualizzazioni, coinvolgano una rete strutturata di concetti, codificati e immagazzinati nella memoria a lungo termine e contenenti informazioni sulle caratteristiche della situazione immaginata e sulle risposte fisiologiche e comportamentali. In pratica l’atleta possiede nella sua memoria dei modelli di risposta che si traducono in comportamenti effettivi; il livello di esperienza specifica del soggetto riguardo ai gesti motori, alle emozioni e in generale ai vissuti dell’evento determinano cambiamenti misurabili in variabili psicofisiologiche (Lang, 1977, 1979).

Ciò sta a significare che visualizziamo quello che già conosciamo e che si trova nella nostra memoria, anche nel caso di eventi futuri o ipotetici, e queste visualizzazioni sono in grado di determinare cambiamenti registrabili dell’attività motoria del soggetto mentre immagina.

 

La Visualizzazione e i suoi risultati

 

– Influisce in maniera benefica sul nostro fisico, “allenandolo”

– Accelera il processo di apprendimento

– Risposta antagonista dell’ansia pre-agonistica

– Utilizza un linguaggio comprensibile a tutti, quello delle immagini

– La visualizzazione di un’azione fisica possono incidere sulla realtà fisica come la visualizzazione di uno stato emozionale. Quando ci si immagina in movimento i gruppi muscolari coinvolti in tale azione si muovono veramente a livello subliminale.

– Si impara ad usare tutti i nostri sensi in un modo che avevamo dimenticato

– Il soggetto pensa solo al suo benessere psicofisico e ai suoi obiettivi

– Aiuta la concentrazione e la focalizzazione dell’attenzione eliminando la confusione mentale

– Non ha controindicazioni: tutti la possono praticare

– I bambini sono facilitati nell’utilizzo di questa tecnica di preparazione mentale

– Esercitandosi con regolarità si apprende la tecnica e la si pratica

– E’ una tecnica che non prevede necessariamente la presenza di un istruttore

– Non crea dipendenza da nessuna persona, da nessuna sostanza e da nessuna situazione

– Se il soggetto è costante, i benefici non solo si protraggono a lungo, ma tendono ad aumentare e consolidarsi

– Associato al rilassamento, non aiuta solo a gestire lo stress e l’ansia, ma incrementa la  concentrazione, l’attenzione, la motivazione, l’autostima, elimina o attenua i fattori distraenti,  aiuta a concentrarsi sull’obiettivo da perseguire, a correggere i gesti motori e a sviluppare nuove tecniche

– Acuisce la capacità di percezione delle cose, degli oggetti, dell’ambiente, dei gesti motori.

 

 

Difficoltà che possono insorgere nell’utilizzo della tecnica

 

Visualizzare immagini negative

Ciò influenza la negativamente la prestazione, poichè il soggetto presterà attenzione e memorizzerà sequenze di movimento sbagliate e fuorvianti, bisogna fare attenzione al contenuto dell’esercizio e controllare, ad esercizio avvenuto, se ci sono stati dei problemi.

 

Mancato controllo dell’immagine

La maggiore difficoltà con l’imagery è ottenere il controllo dell’immagine. Se questo non può essere fatto allora probabilmente andremo incontro ad un insuccesso. Il controllo dell’immagine è più importante rispetto alla vividezza.

 

Difficoltà nel passaggio tra una scena ed un’altra.

Un’altra difficoltà è il cambiamento tra le scene (il passaggio tra una scena ed un’altra). Passare dal il comportamento target e le scene seguenti spesso produce indesiderati mescolamenti di immagini. Per esempio, se una persona stava immaginando  una sciata divertente e poi improvvisamente una caduta sarebbero venute fuori delle emozioni e un’imagery sbagliate. Normalmente, i finali errati di scene possono essere eliminati con lo sbiadimento dello stimolo (lo vedremo nel modulo dedicato alla concentrazione e attenzione).

Se ci sono problemi con il controllo dell’immagine possiamo:

chiedere al soggetto cosa può essere fatto per migliorare questo controllo, cosa interferisce?

usare forme approssimative per sviluppare il controllo per avvicinarsi ad un buon risultato

 

L’immagine non è vivida

Capita che durante le prime settimane non si riesca ad ottenere delle immagini sufficientemente vivide, ma solo confuse o dai contorni poco chiari. Non bisogna preoccuparsi, è una questione di allenamento, dopo poche settimane le immagini saranno vivide e chiare.

 

Confusione

A volte la confusione durante la visualizzazione è dovuta all’estremo stato di stanchezza in cui il soggetto si trova, oppure è un segnale che quella situazione che stiamo cercando di visualizzare ancora non ha trovato spazio, a livello di possibilità, nella nostra mente: non vedersi vincenti, non vedersi tagliare il traguardo significa non concedersi alcuna possibilità che ciò accada veramente.

 

Tenere gli occhi aperti

Come nel caso del rilassamento alcuni soggetti non riescono, nelle fasi iniziali della pratica, a tenere gli occhi chiusi: questo avviene perchè essi non si sentono al sicuro, in un luogo protetto, non si lasciano andare a sufficienza e tendono a tenere alto il loro stato di vigilanza. E’ opportuno in tali casi iniziare le prime sedute con queste persone permettendo loro di tenere gli occhi aperti, senza forzare la mano, ed attendendo il momento giusto. Ad un certo punto, dopo alcune sedute, quelli che avranno sviluppato un sufficiente grado di familiarità con noi e con il rilassamento e la visualizzazione chiuderanno spontaneamente gli occhi.

 

Immagini spiacevoli

In qualche caso, come per esempio nella desensibilizzazione sitematica (che affronteremo quando parleremo dell’ansia e della gestione dello stress) è utile visualizzare delle immagini spiacevoli proprio per diminuire il carico di ansia e timore che evocano, ma è una tecnica che ha un procedimento ben preciso e delle fasi distinte.

 

Ostacolamento degli automatismi

La visualizzazione può causare un calo di attenzione verso stimoli immaginativi rilevanti quali gli automatismi; bisogna fare in modo che ciò non accada e lavorare esclusivamente su ciò che non va, non su quello che già funziona benissimo.

 

Per un infortunato tutto è più difficile

L’atleta infortunato avrà diversi problemi oltre che nel rilassarsi anche nel visualizzare (il dolore, lo stress, la sensazione di inutilità ecc..) ma è necessario coinvolgere tutti gli atleti di una squadra se si propone la visualizzazione come parte integrante e necessaria del mental training.

E’ importante ricordare che in psicologia della riabilitazione e dell’infortunio fanno parte della terapia anche delle visualizzazioni studiate per superare ed elaborare quanto è successo. Per fare ciò bisogna comunque avere una specifica preparazione.

 

Incredulità e scetticismo nei confonti della tecnica

Anche nel caso della visualizzazione troviamo che i ragazzi più piccoli sono più predisposti a livello di apertura mentale e assenza di pregiudizi nei confronti della pratica immaginativa: il mondo del bambino è sempre stato pieno di immagini, di figure, di personaggi, mentre gli adulti devono fare i conti con molte sovrastrutture che a volte impediscono la scoperta e l’adeguato sfruttamento di nuovi orizzonti.